PROFESSIONISTI
I professionisti di maggiore successo non sono definiti dal numero di fallimenti avuti, ma da come li hanno affrontati: perché è importante lavorare sulle cause “interne” che possono portare a compiere errori.
Nello svolgimento di qualsiasi professione – che si tratti di essere singoli imprenditori, manager d’azienda a capo di un team, freelance, impiegati, o altro – commettere errori e fallire sono possibilità da contemplare.
Per un imprenditore che si affaccia al mercato con l’obiettivo di rivoluzionare un settore, fallire rappresenta un costo finanziario e psicologico per se stesso, la famiglia, i creditori e altre parti interessate e, anche, per la società nel suo insieme. In molte culture e nelle nazioni votate all’efficienza, poi, il fallimento per un imprenditore potrebbe anche rappresentare un marchio sociale, un “intoppo” che potrebbe ostacolare l’idea per future imprese.
Per un manager d’azienda l’incertezza del fare una scelta sbagliata, di non portare al successo il proprio team, di non sapere risolvere conflitti interni, gestire l’aumento di stress e carichi di lavoro, il timore di fare errori o non sapere che tipo di manager si vuole essere per la propria squadra, sono delle costanti in un ambiente in continuo cambiamento.
Come impiegati – che si faccia parte di una squadra o meno – la paura di commettere errori nell’esecuzione del proprio lavoro, di non sapere gestire situazioni cosiddette “politiche” o di conflitto, il timore di non avanzare dal punto di vista della carriera, ma anche la paura di non essere all’altezza di un determinato ruolo o l’incertezza di volerlo davvero, sono sensazioni familiari che spesso bloccano o ostacolano il proprio successo.
Malgrado le parole scritte da Samuel Beckett nel 1983 “Tenta. Riprova. Fallisci di nuovo. Fallisci meglio” suonino come una lezione di vita, come un principio che si applica praticamente a ogni dominio dell’attività umana, e malgrado sappiamo che il percorso di molti imprenditori e professionisti di maggior successo sia stato segnato da una serie di fallimenti, riesce ancora difficile accettare che molti risultati eccellenti molto spesso richiedano un numero precedente di prove e relativi fallimenti.
Se è vero che commettere errori e fallire nel proprio lavoro sono opzioni da contemplare sempre, è anche vero che spesso ciò può avvenire per una concausa di fattori.
Alcuni di questi fattori sono esterni – cambiamenti di carattere socio culturale, politici ed economici, le dinamiche ambientali o le strategie di un concorrente – ma altri sono “interni” – paura di sbagliare, mindset fisso, carenza di focus e di motivazione, assenza di soft-skill strategiche, aspettative errate, poca conoscenza di sé stessi e degli obiettivi che si vogliono realmente raggiungere.
E mentre i fattori esterni – per quanto a volte prevedibili – sono il più delle volte fuori dal nostro controllo, le cause “interne” che possono portarci a compiere errori sono quelle su cui possiamo e dobbiamo lavorare, per conoscere meglio sé stessi, minimizzare il rischio di fallire e – se questo avviene comunque – essere in grado di gestirlo, accettarlo, avendo sviluppato la capacità di analizzarlo per trarne importanti insegnamenti per il futuro.
I professionisti di maggiore successo non sono definiti dal numero di errori compiuti o fallimenti avuti, ma da come li hanno affrontati.
È esattamente questo che facciamo a Scuola di Fallimento. Attraverso perCORSI di gruppo o per singoli, aiutiamo i professionisti di qualunque settore a:
- essere preparati e saper gestire situazioni inerenti errori e fallimento, evitando la rimuginazione e la perdita di autostima a causa dell’identificazione con l’errore stesso (se ho commesso un errore sono sbagliato), ma piuttosto sapendolo rendere un fatto oggettivo da analizzare e da cui trarre una lezione
- comprendere meglio sé stessi – attraverso il gioco e il coaching. Una opportunità per guardarsi dentro, per chiedersi il perché delle cose (perché ho fallito? perché ho intrapreso questo lavoro?), capire ciò di cui si ha bisogno per pensare più chiaramente e per affrontare eventuali difficoltà
- allenare tutte quelle competenze “soft” (tratti caratteriali e interpersonali), come la risoluzione di problemi complessi, il pensiero critico, la creatività, la gestione delle persone e l’intelligenza emotiva, l’ascolto e altre, che consentiranno anche di rispondere meglio in situazioni difficili o di cambiamento
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