Vincere
Vincere
Dal lat. victoria, der. di vincĕre «legare», «costringere con la forza».
Viviamo in una società in cui vincere sembra essere l’imperativo categorico, in cui il fallimento è considerato una sconfitta, e l’unico modo per essere apprezzati e riconosciuti è vincere ad ogni costo. Vincere fornisce l’occasione di mettere in mostra le proprie qualità, di aumentare la propria autostima, di dimostrare il proprio talento e la propria intelligente. Ci si concentra sul vincere e non sull’imparare, sul risultato e non sul processo. Non si stima l’azione in sé, indipendentemente dal risultato, ma si apprezza ciò che si fa fintanto che il successo può confermare la propria bravura. Ma a volte si vince, a volte si apprende per fare meglio la volta successiva.
Ma cosa significa vincere?
Da dizionario: conseguire un risultato di superiorità rispetto ad altri in una competizione.
Non ragioniamo quasi mai in termini di successo in senso assoluto, ma rapportiamo le nostre vittorie e le nostre sconfitte agli errori e ai fallimenti altrui, a quello che gli altri hanno ottenuto e a quello che crediamo di meritare.
Si può conseguire un risultato di superiorità rispetto ad altri, perdendo?
Secondo Dino Notte “la vita è un’immensa partita a scacchi, l’importante non è vincere o perdere, ma essere un giocatore e non un pedone. Poiché il giocatore è fautore del proprio destino anche nella sconfitta, mentre il pedone è vittima degli eventi anche nella vittoria.”
Solo osando perdere ci diamo il permesso di apprendere. Il modo più sicuro per vincere è sempre quello di provarci ancora una volta, dare il meglio di sé. Servono umiltà e coraggio, occorre rischiare, avere la capacità di cambiare, di osare perdere per vincere.