STORIE

Abbiamo chiesto ad alcuni dei partecipanti alle attività della Scuola di lasciare un feedback sulla loro esperienza: trovate qui le loro storie.

Tutti noi siamo, in modo innegabile, bisognosi di raccontare la nostra storia e, allo stesso tempo, siamo attratti dall’ ascolto delle storie altrui.
Storie di successi e di storie di vittorie, storie di vita vissuta o solo immaginata.
Le narrazioni personali hanno effetti trasformativi, danno una sensazione di arricchimento, di crescita, di sicurezza.

È attraverso le storie che diamo un senso alle nostre esperienze, che conosciamo meglio noi stessi, che ci poniamo domande sul chi siamo e chi vorremmo essere, su dove siamo e dove stiamo andando.
E, anche, grazie alle esperienze altrui che traiamo ispirazione per migliorare la nostra vita personale o professionale.

L’idea che tutte le storie siano storie di successo e che il successo sia privo di battute d’arresto e momenti di delusione è lontana dalla realtà.
Anche nella letteratura e nei film i protagonisti devono superare ostacoli, incidenti, imprevisti prima del lieto fine: sono i fallimenti e le prove a far funzionare le storie anche dal punto di vista narrativo.

Se però raccontare a se stessi gli errori è un esercizio difficile, ancora più difficile è raccontare agli altri i nostri fallimenti e la ragione dei nostri insuccessi.
Cerchiamo di avere successo e riconoscimento sociale, costruendo la nostra identità attorno ai giudizi e all’approvazione altrui perché abbiamo paura di apparire perdenti.

Raccontare i propri fallimenti – usando anche l’ironia – la volontà di rischiare e di sfidare le convenzioni aiuta a creare empatia con chi ci ascolta e trasmettere meglio cosa ci motiva.
Raccontarsi senza temere di essere percepiti come sfigati o incompetenti è anche una ottima terapia per non pensare che se hai fallito sei un fallito e se hai perso sei un perdente.
Parlare dei propri sbagli è un modo per iniziare a cambiare i nostri schemi mentali rimettendo al centro l’atto manchevole e non la persona.

Condividere la nostra storia, la storia dei nostri fallimenti e le nostre emozioni potrebbe inoltre essere di aiuto anche ad altri. Ascoltando i nostri abbagli, gli inciampi, e come abbiamo trasformato gli errori in opportunità, gli altri possono trarre ispirazione per evitarli o per usarli come trampolino di lancio per andare più in là. Proprio come ci ha raccontato Serena.

Uno dei tanti messaggi che abbiamo ricevuto è quello di Serena che ci scrive:

“Buonasera Francesca, anzitutto grazie per il collegamento, ma in verità il motivo e il senso di questo messaggio non è la gratitudine, ma la più sana delle invidie perché hai fatto della storia della MIA vita il TUO core-business! Ci tenevo a fartelo sapere perché io, che mi definisco cintura nera di confusione con una certa fierezza, ho capito che solo quando è vissuto appieno, guardato negli occhi e ascoltato bene, il caos può partorire la famosa “stella danzante” in alternativa la stella diventa un meteorite che si schianta a terra con morti e feriti. Mi sono laureata in legge e poi in psicologia, lavoro principalmente con ragazzi alle prese con le prime scelte importanti, ma anche adulti che si ri-trovano nel caos sgomenti, perché credevano fosse monopolio del teen. Lo sforzo e il lavoro è tutto nel valorizzare il tempo della scelta perché non sia solo un appuntamento col destino ansiogeno e paralizzante, ma un tempo attivo di ricerca e scoperta di chi si è e di chi si vuole diventare, prima del come si fa a farlo. Volevo stare sull’invidia, ma ritorno alla gratitudine perché grazie al tuo sguardo creativo sul fallimento e al lavoro di valorizzazione della caduta, ho trovato degli strumenti in più per aiutare i miei clienti nei loro percorsi.”

Il nostro lavoro è anche quello di raccontare storie: la nostra, quella di chi ha visto nel fallimento un’occasione per reinventarsi, e di chi ha tratto dai nostri sbagli un modo per apprendere e imparare. Queste le loro storie.

Innovare non è più un’opzione. Per questo motivo ho ritenuto fondamentale, per tutto il Team Digital Advisor di MICROSOFT, intraprendere un percorso di apprendimento sull’errore e sul fallimento che ha gettato le basi concrete per essere più consapevoli dei propri bias e per confrontarci su come prevenire quelli evitabili e trasformare in opportunità gli altri.

Ivan MazzoleniCeo Flowe
MICROSOFT Business Digital Transformation Lead

Non è facile riassumere in poche righe quanto appreso da Francesca durante un suo corso ma direi che le due frasi che a distanza di tempo ho bene impresse nella mente sono: “meglio ops che se avessi e meglio fatto che perfetto”. Abbiamo invece imparato che l’errore è riflessione, è opportunità, è perseveranza, è innovazione.

Milena Bardoni
Senior Private Banker, Banca Mediolanum

Avrei gradito approfondimenti con maggior esercizi….più tempo per analisi post errore.

Anonimo
L’ Oréal

L’intervento di Scuola di Fallimento dà spunti per affrontare con creatività e leggerezza un tabù che ci perseguita dalle elementari.

Francesca Zeverino
Comunicazione Interna Credem

Mi sono rivolta a Scuola di Fallimento durante un periodo di forte stress causato principalmente da alcuni esami universitari. Durante quel periodo avevo poca dimestichezza con ciò che mi circondava.
Il percorso del Ciclo della Scelta mi ha aiutato a focalizzarmi sul momento presente. È stato svolto in due parti.
Nella prima dovevo rendermi conto della mia persona, capire quale potesse essere la fonte principale del mio stress e lavorarci. Questo lavoro era accompagnato da diversi esercizi – ne ricordo uno in particolare dove dovevo valutare alcuni aspetti importanti della mia vita in quel momento e stabilire dove avrei voluto arrivare.
La seconda – che sembrava scontata ma devo ammettere che mi ha rivoluzionato il modo di affrontare le situazioni di forte stress – è stata la parte di mindfulness. Ho imparato a “respirare”. E uso tutt’ora le tecniche apprese.
Mi ritengo molto soddisfatto della scelta di intraprendere questo percorso con Scuola di Fallimento, non solo perché mi ha aperto la strada a un mondo a me sconosciuto prima, ma anche perché mi ha facilitato una scelta che avrei dovuto prendere tempo fa.

Kelly N.
Studentessa Universitaria